Mostre passate
2016
Questo è il programma espositivo del 2016 per la Galleria degli Uffizi, annunciato da Le Gallerie degli Uffizi, il nuovo complesso museale nato a seguito della recente riforma Franceschini dall’unione della Galleria degli Uffizi e dei musei di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli, diretto da Eike Schmidt.
“Fece di scoltura di legname e colorì”. La scultura del Quattrocento in legno dipinto a Firenze
a cura di Alfredo Bellandi
Uffizi, 21 marzo – 28 agosto 2016
Per tutta la prima metà del Quattrocento la scultura dipinta – lignea, in marmo o in terracotta – fu l’espressione del primato artistico della scultura. Questa mostra si propone per la prima volta d’indagare, attraverso un nucleo di circa cinquanta opere, la vicenda della scultura lignea policroma del XV secolo a Firenze, città in cui la vicinanza tra le botteghe, luoghi di conciliaboli tra scultori, pittori e architetti, fu spesso determinante per l’attività dei maestri del tempo.
Sguardi sul Novecento. Disegni di artisti italiani tra le due guerre
a cura di Marzia Faietti e Giorgio Marini
Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 17 maggio – 4 settembre 2016
Trentasette opere, fra disegni e stampe, per lo più mai viste dal pubblico, riferibili ai primi trent’anni circa del Novecento. Rappresentazioni di figure, volti, autoritratti carichi di profonde espressività che innestano giochi psicologici di sguardi tra l’artista e il personaggio ritratto e tra costui e lo spettatore. Opere che rivelano la complessità dei primi trenta anni del secolo e preannunciano i drammi futuri. Tra gli autori selezionati Jacques Villon, Alberto Giacometti, Anders Zorn, e ancora Ram e Thayat, Giovanni Costetti, Giuseppe Lunardi, Pietro Bugiani, Kurt Craemer, Primo Conti, Giuseppe Lanza del Vasto, Marino Marini.
Scoperte e Massacri. Ardengo Soffici e l’Impressionismo a Firenze
a cura di Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni
Uffizi, 26 settembre – 8 gennaio 2017
L’esposizione, la prima monografica dedicata a Soffici (1879 – 1964), sarà occasione per ripercorrerne l’esperienza artistica di pittore, scrittore, critico d’arte e polemista che visse attivamente il suo tempo, venendo in contatto e talvolta in profondo, coraggioso contrasto con i coevi movimenti del panorama artistico italiano ed europeo. Il titolo della mostra, Scoperte e massacri allude a quello della raccolta dei testi di Soffici, pubblicati tra il primo e il secondo decennio del Novecento, riconosciuti oggi, assieme alle iniziative culturali da lui sostenute e organizzate (come la Prima mostra italiana dell’Impressionismo allestita a Firenze nel 1910), passi decisivi per il rinnovamento in chiave novecentesca dell’arte in Italia. Le opere in mostra (da Segantini a Cezanne, da Renoir a Picasso, da Degas a Medardo Rosso, da De Chirico a Carrà ecc., oltre lo stesso Soffici), scelte sulla base delle predilezioni e delle avversioni esplicitate, saranno commentate da brani critici tratti dagli stessi scritti d’arte, per accompagnare idealmente il visitatore a riscoprire una delle più feconde e produttive interpretazioni delle origini dell’arte contemporanea, con le sue decisive “scoperte” e i suoi drastici “massacri”.
La rivincita del colore sulla linea. Disegni veneti dall’Ashmolean Museum e dagli Uffizi
a cura di Marzia Faietti, Giorgio Marini e Catherine Whistler
Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 18 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017
La mostra metterà in luce le modalità di sviluppo della pratica del disegno a Venezia e nel Veneto tra l’epoca di Tiziano, Veronese e Tintoretto e quella di Canaletto, periodo in cui la produzione figurativa fu particolarmente legata alle dinamiche delle botteghe artistiche. Sarà un’interessante occasione per cogliere il particolare lessico espressivo del disegno veneto attraverso l’accostamento e il confronto di opere facenti parte delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e dell’ Ashmolean Museum dell’Università di Oxford.
2015
Piero di Cosimo 1462-1522 -Pittore eccentrico fra Rinascimento e Maniera
23 giugno – 27 settembre 2015
This exhibit has been organized by the Uffizi Gallery and the National Gallery or Art in Washingtion, DC, where the exhibition (with variations), was open from February 1- March 3, 2015
Not many know Piero di Cosimo by name, an original, unique and extraordinary storyteller from Florence’s Renaissance. Beyond the art history world, he certainly never reached the fame of his contemporaries, Filippino Lippi or Fra’ Bartolomeo.
For the first time ever, at the same time as Washington’s National Gallery showed interest in the artist and thus the idea was born of organizing it together, an exhibit is fully dedicated to this artist and his life, to showcase his mastery of observation of our natural world and how he could transform it into an enchanted world, whether the paintings were of a sacred or symbolic nature.
The exhibit in Florence is not exactly the same one that was presented in Washington earlier this year, as this exhibit also includes several drawings by Piero di Cosimo that could not travel to Washington because of their delicate nature.
The over 100 works of art also include works by Filippino Lippi, Fra’ Bartolomeno and Lorenzo di Credi, to show the work of various masters that worked in the same time period. It includes works which are now spread out across the world, with 13 works from US collections from Washington to New York to Los Angeles, and from Amsterdam and Scotland and other countries.
Piero di Cosimo introduces us to the elegant taste and style of his patrons, from the Vespucci family to the Strozzi and the del Pugliese that commissioned works with mythological themes for their homes.
We learn he was a solitary painter, as recounted by his biographer Giorgio Vasari, anti-conventional, who disregarded his physical aspect and thus appeared quite eccentric. Piero show affinity with Leonardo da Vinci in his interest and study of nature and the intensity portrayed in faces, as seen in the smiling faces of the figures in the Madonna with Child from the Cini Foundation in Venice.
Enjoy your visit!
2014
Puro, Semplice e Naturale nell’arte a Firenze tra Cinque e Seicento
17 giugno – 2 novembre 2014
Artisti e opere d’arte in cerca di una definizione: questa potrebbe essere una lettura della grande mostra Puro, Semplice e Naturale nell’arte a Firenze tra Cinque e Seicento.
Mentre Giorgio Vasari esaltava la «Maniera moderna» come superamento della tradizione quattrocentesca, ormai arcaica, e collocava Leonardo, Michelangelo e Raffaello al centro di questo periodo di «somma perfezione», a loro affiancava, ma con minor grado di convinzione, Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto, disegnatori esemplari, meticolosi imitatori della natura, ideatori di opere devote.
In quel periodo – tra la fine del Cinquecento e l’aprirsi del Seicento – vedeva a Firenze e in Italia l’aprirsi di percorsi analoghi di riordino e di sistemazione in campi diversi, non solo nell’arte: nella musica, nella lingua, nella religione e nelle scienze, promotrici di un profondo rinnovamento. A questo periodo manca un nome nella categorizzazione che gli storici dell’arte hanno creato per delineare e seguire le tendenze artistiche lungo falde cronologiche talora compresenti e sovrapposte in complesse stratigrafie.
Tra Romanico, Gotico e Tardo Gotico, tra Rinascimento e Maniera (il Manierismo dei classificatori novecenteschi, a sua volta diviso in primo, secondo, terzo), tra Caravaggismo e Barocco, dove e come collocare i nostri fiorentini qui riuniti sotto una triade di aggettivi – puro, semplice, naturale – espressiva di principi onesti e consolanti?
La mostra, strutturata in cinque sezioni cronologiche e quattro tematiche (72 dipinti e sculture in tutto) presenta una vera e propria rassegna di capolavori, molti dei quali appositamente restaurati per l’occasione.
Ci sono opere dei maestri: Andrea della Robbia e Andrea del Sarto, Fra’ Bartolomeo e Andrea Sansovino e dei “allievi” dell’“ordinata maniera” moderna: Franciabigio, Bugiardini, Sogliani.
Ci sono poi Bronzino e Alessandro Allori, Santi di Tito, Jacopo da Empoli, Ottavio Vannini (finalmente visibile a Firenze un suo capolavoro del Musée des Beaux-Arts di Nantes) e Lorenzo Lippi.
Dopo una sala dedicata al disegno dal vero, che spazia da Andrea del Sarto e Pontormo alla metà del Seicento, gli stessi artisti si ripresentano accostati per temi: “pitture di casa”, di affetti intimi, col bel Fra’ Bartolomeo del County Museum di Los Angeles; “pitture di cose”, dove si ergono a protagonisti gli oggetti domestici (da segnalare il magnifico Franciabigio dalle Collezioni Reali inglesi); la “tradizione del sacro”, che chiude la mostra con uno spettacolare trittico di busti del Redentore, di Torrigiani (riscoperto in Gran Bretagna), di Caccini (un miracoloso recupero conservativo) e di Novelli (dal Metropolitan di New York).
Buona visita!
Mostre finite
La Stanze delle Muse
Dipinti Barocchi dalla collezione di Francesco Molinari Pradelli
11 febbraio – 11 maggio 2014
Nota a livello internazionale, la collezione privata Molinari Pradelli è la più significativa formatasi a Bologna nel Novecento. Il celebre direttore d’orchestra Francesco Molinari Pradelli (1911-1996) ha viaggiato in tutto il mondo durante la sua carriera professionale e la collezione riflette il gusto raffinato el’alta qualità artistica delle opere raccolte.
Con oltre 100 dipinti della collezione, la Galleria degli Uffizi rende omaggio a alla grande personalità del maestro, direttoire d’orchestra di fama che ha lavorato anche a Firenze nel Teatro allora Comunale e nel programma del Maggio Musicale Fiorentino. Il conduttore ha avuto grande successo in tutto il mondo, dall’Europa all’America, lorando a Vienna, San Francisco ed al Metropolitan di New York.
A partire dagli anni Cinquanta, il maestro coltivo la sua crescente passione per la pittura, iniziando con opere del Ottocento e poi con la pittura barocca. Ha sviluppato un’attrazione originale per il genere della natura morta, un genere che appena cominciava a raccogliere interesse da parte degli studiosi.
In questo, il maestro
univa al piacere del possesso e all’apprezzamento estetico il desiderio di conoscenza, sollecitato dalle visite ai musei e alle mostre nelle città in cui la carriera professionale lo portava.
La sua scelta d’arte rifletteva la sua passione, non quello che gli altri consideravano fosse importante. Non attribuendo ai quadri valore d’investimento, non si curava di quello che piaceva agli altri e quindi questo fa che la collezione sia una riflessione del maestro, la “sua disposizione ideologica per nulla incline al conformismo” (Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi).
Grandi storici dell’arte sia d’Europa che dall’America del Novecemto hanno ammirato l’ampia collezione privata del maestro. La mostra documento con la selezione di opere come il maestro privilegiò rigorosamente la pittura del Seicento e del Settecento documentando le diverse scuole italiane, senza eccezione, con specifica attenzione ai bozzetti e ai modelletti.
La selezione di oltre 100 dipinti che potrete ammirare alla Galleria degli Uffizi è davvero un’opportunità eccezionale per ammirare opere che di solito gli occhi del pubblico non vede mai.
Orario
Martedì – Domenica ore 8.15 – 18.50.
Chiuso il lunedì e il 1 maggio
Mostra inclusa nel biglietto d’ingresso al museo.
2013
Il Gran Principe Ferdinando de’ Medici
Collezionista e Mecenate
25 giugno – 3 novembre 2013 ** PROROGATA AL 6 GENNAIO 2014 **
Nel terzo centenario della morte del Gran Principe Ferdinando de’ Medici (1663-1713), la Galleria degli Uffizi dedica una mostra a questo importante personaggio che fu tra i principali collezionisti e mecenati d’arte della famiglia granducale di Toscana.
Figlio di Cosimo III e di Marguerite – Louise d’Orléans, Ferdinando coltivò fin da giovanissimo una grande passione per il teatro, la musica e le arti figurative.
La mostra vuole rendere la complessità dei suoi interessi e la novità delle sue scelte che convogliarono su Firenze, allo scadere del Seicento e nel primo decennio del XVIII secolo, i grandi protagonisti di quell’era (musicisti, strumentisti, pittori, scultori).
Il percorso espositivo si articolerà in sezioni che illustreranno le complesse problematiche legate alle scelte culturali di Ferdinando, presentando anche gli edifici nei quali il suo mecenatismo prese vita.
La mostra è divisa in varie sezioni:
- una introduttiva presenterà il principe in effige e la famiglia d’appartenenza, con opere di Giovan Battista Foggini, Justus Suttermans, Anton Domenico Gabbiani.
- gli inizi del mecenatismo e del collezionismo di Ferdinando, soprattutto nella villa di Pratolino, luogo prediletto dal principe.
- il rinnovamento di palazzo Pitti, del teatro della Pergola e del Duomo fiorentino in occasione delle nozze di Ferdinando con la principessa Violante Beatrice di Baviera (1689).
- l’interesse sempre crescente del principe per le arti figurative, per la scultura contemporanea come per la pittura, spesso specialisti nei moderni ‘generi’ dell’arte tardo – seicentesca quali la natura morta e il ritratto.
- il gusto collezionistico del Gran Principe nella quale si troverano alcune delle opere cinque – secentesche rimosse dalle chiese toscane (e non): tra queste la Madonna delle arpie di Andrea del Sarto, l’Estasi di Margherita da Cortona del Lanfranco, la Pala Farnese di Annibale Carracci, infine la Madonna col collo lungo del Parmigianino una delle acquisizioni più prestigiose d’arte del Rinascimento operata da Ferdinando allo scadere del Seicento.
- l’altra villa preferita dal Gran Principe, quella di Poggio a Caiano, rinnovata con gran fasto decorativo che ospitò, in una stanza al piano nobile, una delle raccolte più originali di Ferdinando, quella di ‘opere in piccolo’ che in mostra sarà suggestivamente ricostruita, presentando una selezione di opere che ne fecero parte, dando così ragione del gusto articolato del collezionista.
- le preferenze del principe per la grande scultura fiorentina di fine secolo ed in pittura il rinnovarsi del gusto di Ferdinando verso scuole ‘straniere’ ben più moderne di quella locale, quali la veneta – amatissima già in gioventù – la bolognese e la ligure (con opere di Crespi, Cassana, Fumiani, Sebastiano e Marco Ricci, Magnasco e Peruzzini) i cui maggiori protagonisti vengono a Firenze e producono per il principe alcuni dei loro capolavori.
- agli anni finali di Ferdinando: si presenteranno gli esiti del suo collezionismo artistico, i disegni relativi al monumento celebrativo che si pensava di erigere in sua memoria, i bozzetti connessi a questo progetto, i materiali sulle esequie.
Norma e Capriccio:
Spagnoli in Italia agli esordi della ‘maniera moderna’
5 marzo – 26 maggio 2013
La mostra è dedicata ai rapporti artistici fra Firenze e la Spagna nel primo ventennio del Cinquecento.
Le ragioni dell’esposizione sono sintetizzate da un parere attribuito a Michelangelo nei Dialoghi romani di Francisco de Hollanda, pubblicati a Lisbona nel 1548. In quel trattato, contenente osservazioni raccolte dall’autore durante un lungo soggiorno italiano prolungatosi dal 1538 e al 1547, il Buonarroti afferma:
“così pure dichiaro che nessuna nazione e nessun popolo (ad eccezione di uno o due spagnoli) può assimilare perfettamente né imitare la maniera di dipingere italiana (che è quella della Grecia antica), senza essere subito riconosciuto facilmente per straniero, per quanto si sforzi e lavori”
Questo apprezzamento è servito d’ispirazione alla mostra, la prima dedicata all’attività degli artisti spagnoli approdati in Italia fra l’inizio del Cinquecento e gli anni Venti del secolo, partecipi del fervido clima culturale sviluppatosi fra Firenze, Roma e Napoli.
Nel numero di queste presenze, spinte al viaggio da un vorace desiderio di confronto con i testi fondamentali dell’arte moderna, si contano personalità provenienti da centri diversi della penisola iberica:
- Alonso Berruguete (1488 circa–1561), da Castiglia
- Pedro Machuca (1490 circa–1550), nativo di Toledo
- Pedro Fernández, noto come lo “Pseudo-Bramantino”, proveniente da Murcia
- Bartolomé Ordóñez (?–1520) di Burgos
- Diego de Silóe (1490 circa–1563) di Burgos
Tutte figure di pittori e scultori poi sono capaci di imporsi come veri e propri protagonisti del manierismo europeo, anche grazie al loro apprendistato nelle più importanti città di Italia.
Sono le fonti storico-artistiche italiane a riconoscer loro una posizione preminente sulla scena internazionale del Cinquecento. Giorgio Vasari, ad esempio, nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori (1550; 1568) ricorda il Berruguete accanto a Rosso e Pontormo nello studio delle opere di Michelangelo e Leonardo, così come nell’indagine attenta sui capolavori del Quattrocento fiorentino (in particolare la Cappella Brancacci di Masaccio).
La mostra si articola in otto sale che illustrano le opere di questi artisti con una scelta ragionata di prestigiose creazioni eseguite durante le loro permanenze in Italia o immediatamente dopo il rientro in patria.